Comunità del SESSO – Vietato ai minori di 18 anni

settembre 20, 2008

Classe 5a C (by “insolente”)

“Ma come, mi ha cambiato classe?” Ero davanti al segretario per chiedere spiegazioni perché mi avevano trasferito dalla 5a A alla 5a C. “Esigenze di accorpamento del numero degli alunni, qualcuno doveva venir sacrificato, e la scelta è stata fatta estraendo a sorte i nominativi di tutte quattro le sezioni dello scorso anno, per farne solo tre, due alunni per ciascuna classe, tu uno degli estratti.”

Rassegnato, senza soluzione, avrei dovuto rinunciare alla Daniela, ci saremmo incontrati fuori dalla scuola, ma lei avrebbe condiviso il mio banco con un altro, e magari avrebbe potuto anche innamorarsene… chissà…

Mentre nella sezione C non avevo femmine confidenti, solo qualche amico, che fu ben lieto di presentarmi alla classe come un bravo ragazzo, disponibile con tutti, capace con il computer, un trovarobe su internet…

Mi fu assegnato il quarto banco, da condividere con la Luisa, una secchiona magrolina, rossa di capelli con molte efelidi che le punteggiavano il viso, che mi accolse con grande simpatia. Era tranquilla e discreta, aveva un buon odore di lavanda, mi spiegò che la mamma confezionava sacchetti di fiori secchi per profumare la biancheria. Non si interessava ai ragazzi come le altre compagne, ma ascoltava i pettegolezzi delle più smaliziate quando raccontavano particolari sui loro amorazzi…

C’era invece una ragazza che mi piacque subito, Chiara, molto bella, se ne stava in disparte, raramente partecipava ai festini, e dialogava poco con chiunque. Voti alti, non concedeva confidenza, né la reclamava, si faceva praticamente i fatti suoi. Molti avevano provato a corteggiarla, per la Luisa era “una topa fredda”. Come nuovo arrivato mi presi il privilegio di far due chiacchiere con lei durante l’intervallo, giusto per capire chi fosse.

“Ciao, come stai?” le rivolsi il saluto “bene grazie e tu?” mi rispose flemmaticamente “anche, grazie, come ti trovi in questa sezione?” insistevo “insomma, c’è di peggio, mi faccio sopportare” ancora con poco interesse “eppure hai degli ammiratori fra i tuoi compagni” provai a lusingarla “ah sì? non lo avrei mai creduto, ma non ti sbagli per caso con quelli che mi vorrebbero per una …botta e via e vincere magari una scommessa, per esempio?” mi replicò decisa, guardandomi “non credo sei una ragazza per una notte, saresti da amare, sei una creatura stupenda…” cercavo di provocarla “e tu come lo sai? io dico sei il solito maschio che non riesce a controllare il suo pisello, e come gli altri vorrebbe procurargli cibo e soddisfazione” era sempre pacata, dichiarazioni collaudate verso chiunque le avesse fatto un qualsiasi complimento.

Ma non avevo intenzione di farmi mortificare “ho lasciato nell’altra sezione buone amicizie con cui posso mantenere buoni rapporti, credo che ti sbagli, cerco nuova compagnia per confrontarmi e stabilire interessi in comune” ma non le fece alcun effetto, anzi “ecco bravo, cercati nuove compagnie altrove, adesso sgomma per favore, mi hai stancato…” aveva lanciato la sua sfida… Non potevo replicarle, dovevo subire, convinto che avrei potuto ripagarla con gli interessi…

L’occasione si presentò durante la lezione di informatica, mi prodigavo per aiutare chiunque in difficoltà nel recuperare appunti e qualche vecchio esercizio salvato su excel. Ad alcuni avevo realizzato formule e macro per gli automatismi necessari. Vedevo Chiara indaffarata, e mentre le passavo accanto per seguire qualche altro nei pasticci, mi accorsi che era piuttosto imbranata, dove le difficoltà non le derivavano da excel, ma proprio dalla sua naturale antipatia verso l’informatica. Aveva un punto debole, mi sentivo in vantaggio su di lei, attendevo la mia rivincita…

Ma non avrebbe cercato alcun aiuto, tanto meno presso di me. Abbandonò l’esercizio per dedicarsi a scriversi degli appunti su di un foglio, recuperò una brutta copia stampata e gettata nel cestino da qualcuno per portarseli a casa. La prof d’informatica ci dette un paio di giorni per realizzare quel problema, e quasi tutti, puntualmente, trovammo la soluzione. Certo avevo contribuito per qualcuno, ed anche Chiara aveva risolto, il suo esercizio era come il nostro… forse copiato da qualche insospettabile “traditore”, oppure con il ricorso ad un esperto.

Stavamo iniziando il programma, combinando informatica con economia aziendale. Chiara era scarsa nella prima disciplina, abbastanza preparata nella seconda, anche se, questa volta, il progetto da realizzare, era davvero difficile per chiunque. Da due posti più dietro di lei, la osservavo con una buona copertura, mentre lei avrebbe dovuto voltarsi per controllare me. E fu proprio esattamente ciò che successe “Francesco, mi aiuti per favore? Non riesco ad andare avanti…” Finalmente era arrivato il mio turno. Feci finta di non sentire, continuando a fare il mio esercizio, mentre lei, finì per spazientirsi “Francesco, ehi, mi rispondi? ma sei stronzo forte… mi dai una mano per favore?”

Dovevo sfidare quella sua arroganza, ed ero deciso a non risponderle. Fu invece la prof che la richiamò per il suo continuo voltarsi indietro… Restò immobile al richiamo, mortificata per essersi fatta pescare a chiedere aiuto, ma credo, soprattutto perchè la stavo ignorando… Avrei voluto farle capire che in una scuola ciascuno ha bisogno degli altri, e non solo per avventure sessuali, ma per consolidare rapporti di amicizia, che nel futuro avrebbero potuto dare risultati importanti…

All’uscita mi aggredì, indifferente alla curiosità dei compagni: “Sei uno stronzo, un infame della peggior specie, mi serviva il tuo aiuto e mi sono presa invece una nota di biasimo…” la interruppi con la stessa determinazione “tu mi hai scacciato dalla tua corte, mi hai snobbato, eppure ero leale, cercavo amicizia e non sesso, per quello, avrei un’amica fedele, per soddisfare ogni richiesta ed in qualsiasi momento, senz’altro migliore di te… cosa vuoi dunque? non ho obblighi nei tuoi confronti, come verso nessun altro qui dentro…” Restò a guardarmi irritata, senza trovare una risposta adeguata, le avevo tolto ogni possibile replica.

Ma nemmeno lei era tipo da rinunciare, mi toccò una mano “però puoi darmi un passaggio, potrei prendere l’autobus, ma vorrei riconciliarmi, scusarmi se possibile…” non capivo il suo gioco, ma non restai indifferente, provocato da ciò che mi sembrava un sincero pentimento, le offrì il casco di Daniela che tenevo nel bauletto della moto, e la feci accomodare sulla mia desmo-monster.

Si abbracciava al mio petto, appoggiando il casco alla mia schiena, sentivo la sua stretta ad ogni frenata o accelerazione che fosse, e appena fuori città, prese ad accarezzarmi il seno, il petto, il ventre, a sfiorarmi il sesso; si stava eccitando per la velocità o voleva semplicemente far l’amore?
Mi arrestai sulla banchina, mi tolsi il casco e lei fece altrettanto, e mentre puntellavo la moto, la sua bocca cominciò a baciarmi senza tregua, gote guance, mento e… labbra.

In piedi appoggiato al sellino, lei davanti a me, le cingevo i fianchi per concedermi meglio. Si agitava con la lingua come se una lunga astinenza l’avesse recuperata ai piaceri dell’eccitazione. Mi prese la destra per accostarla al suo seno, facendosi accarezzare, mentre si inseriva con le gambe fra le mie, alla ricerca di un contatto deciso fra i sessi…

L’eccitazione mi stava torturando, mi veniva in mente Daniela, che mi aspettava all’uscita per il solito passaggio fino a casa, e quest’idea si frapponeva fra un desiderio di rivalsa, il delirio, ed il rimorso per il tradimento… Chiara era appiccicata al mio sesso, lo stava gestendo, strusciandoglisi contro, impazzivo per le emozioni in contrasto, e feci poco per abbandonare la tentazione… ma era una tentazione impossibile da rifiutare…

Si era intrufolata dentro i miei pantaloni, aveva aggredito il mio sesso, lo stava torturando, stringendogli l’apice del glande con il pollice e l’indice, per stimare la consistenza dell’eccitazione, poi lo riconduceva nella sua custodia di velluto, e di nuovo a farlo riemergere, accelerando gli spasmi, osservandomi e baciandomi, controllava ogni mia reazione…

Infine si decise per la provocazione più desiderabile, mi abbassò i pantaloni, sfilò lungo le gambe i miei slip ed accarezzandomi ogni cuspide, inghiottì la mia erezione quasi totalmente fra le sue labbra, dentro la bocca… Aspirava con violenza, leccandomi con la lingua, attraverso le labbra inumidiva la corsa producendosi in un’azione così decisa, ritmata e veloce che mi abbandonai senza riserve… quando iniziò l’eiaculazione, smise il suo ritmo, per facilitarmi il piacere che mi stava avvolgendo, mi lasciò dentro la bocca, fra le sue labbra, continuando a sollecitare, con piccoli interventi della lingua, per controllare il mio esaurimento…

Aveva inghiottito il mio piacere, e sollevandosi, continuando a massaggiarmi il sesso, senza lasciargli tempo per la decontrazione, mi guardava quasi a sfidarmi “ogni volta che farai l’amore, ogni volta che riceverai le stesse attenzioni per il tuo sesso, ti ricorderai di me, e sarà sempre difficile il confronto con le tue amanti, poichè la mia voracità non potrai ritrovarla in nessuna di loro…”

Sembrava più una minaccia che una considerazione, voleva sentirsi corteggiata, dominare i miei desideri, sentirsi una donna straordinaria che si concede una sola volta per farsi apprezzare e poi mai più. Al ritorno, dopo averla salutata, cercavo di capire le mie reazioni davanti a Daniela. Le volevo bene, litigavamo spesso, ma c’era grande affetto dell’uno per l’altra, avevamo rapporti continui, soddisfacenti, entrambi apprendisti, poco esibizionisti, frequentavamo il classico… cioè senza esplorare altro, e ci bastava… eccome!

Era anche la prima volta che tradivo, e non stavo affatto bene. Colpa e rimorso per quel peccato, potevano recuperarmi? e se non a lei, almeno a me stesso? Forse non avrei sopportato i suoi sguardi, meglio liberarsi della colpa, dichiararla, magari espiare il peccato commesso, subire la punizione, ricevere il perdono… poteva funzionare?

Non lo sapevo, certo era che stavo male, mi detestavo, avevo ceduto ad una facile tentazione, e se la vita mi avesse proposto di peggio? Mi sentivo debole, fragile, vulnerabile, forse avrei perso l’amore di Daniela, ma ero deciso a confessarmi con lei. Le suonai il campanello, si affacciò e quasi indifferente venne ad aprirmi. Mi meravigliai quando vidi che non era sola nel suo studio. Era con un amico di classe, uno nuovo per la sua sezione, ed avevano trovato feeling e simpatia… Mi stupivo di questa cosa e la mia depressione per il tradimento consumato, d’un tratto era svanita, avevo ceduto il posto ad una certa gelosia, per quell’amico nuovo, la cui confidenza era piuttosto evidente. Ma come Daniela non gli aveva detto che eravamo fidanzati? Impossibile! Eppure le apparenze mi davano torto, e non nascondevano nemmeno quella complicità, amica di una esordiente simpatia…

Oddio, stavo delirando, in preda ad uno sconforto notevole, salutai e me tornai verso casa. Nessuno mi corse dietro per fermarmi o capire… non Daniela! Il tormento mi esplodeva in testa. Maledizione, dannazione, mi occorreva tregua, lucidità, riflessione, e non ne avevo abbastanza di nessuna… Eppure era strano, io avevo tradito e lei forse stava prendendosi una rivincita per la mia latitanza, e adesso… me ne rammaricavo?

Chiara non poteva essere il mio supporter, sarebbe stata una nuova sconfitta, agli amici di scuola non potevo confidare il tormento, dovevo riflettere, prender tempo …e star male!

Il giorno seguente, Chiara mi lanciava deboli occhiate, convinta del fatto suo, certa che non avrei potuto rifiutarle nulla. Durante l’intervallo, Daniela se ne stava con il suo nuovo amico, indifferente della mia presenza, il rapporto era davvero finito! Seguivo le lezioni senza attenzione, distratto da un malessere generale, a disagio anche con gli amici, “Scusi posso uscire?” chiesi al prof di lezione, convincendomi che forse qualche giorno di assenza mi avrebbe guarito animo e spirito…

Andai al cesso prima di confermare la mia assenza e con disappunto trovai occupato. Restava quello femminile, imbarazzante se mi avessero trovato, ma tanto valeva tentare. Con una certa energia spinsi la maniglia, facendo cedere la precaria serratura… Mirella, la nuova impiegata della segretaria, si stava tirando su le mutande, da sotto la gonna, dopo aver …espletato! Era una donna matura, forse sui 40, con qualche chilo in eccesso, pur attraente. Si affrettò a tener chiusa la porta, spingendomi fuori. Uscì dopo qualche attimo, pensavo mi avrebbe incenerito, l’aspettavo nel corridoio per scusarmi… ma avvenne l’imponderabile, strizzandomi i testicoli, mentre mi passava davanti, avvicinandosi alla mia bocca “briccone che non sei altro, se l’avessi chiesto ti avrei dedicato tutta la mia attenzione”, e proseguendo, se ne tornò al suo ufficio.

Basito, incredulo, meravigliato, cercavo di capire, mentre scendevo le scale per tornarmene a casa… Che strano, mi era tornato il buonumore, una donna adulta, matura, si era scoperta disponibile anche con un alunno, poco più che maggiorenne, dichiarando passione e desideri…

Credevo che sesso e passione per gli adulti fossero una cosa più seria, attribuendogli un ruolo quasi istituzionale, concepire figli, gestire sesso con affetto, senza trasgressione alcuna… evidentemente mi stavo sbagliando. Ingenuamente dichiaravo a me stesso che i desideri dei sensi sono uguali per tutti, ed i giovani spesso credono d’esserne vittime solo per una cattiva, consolidata, e molto sbagliata, cultura ed educazione!

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