Comunità del SESSO – Vietato ai minori di 18 anni

giugno 8, 2008

Io salverò la famiglia Percioni – di Eterno

Sono tutti qua, a meno di 3 metri da me. Sono circa 60 minuti che io e Samu li fissiamo. Samu ringhia contro il padre, lo fa ogni qual volta quello muove le braccia o sposta la testa. Ho detto loro di guardare me, di non distogliere il loro sguardo dalla mia pistola. La madre e la figlia hanno pianto. La madre ogni tanto riprende, ma poi smette, oramai ha prosciugato la sua riserva di lacrime. La figlia ha smesso dopo una buona mezz’oretta. Fissano la mia pistola, credo abbiano imparato a memoria ogni suo piccolo particolare, riuscirebbero a ridisegnarla alla perfezione, forse non ce la farebbe il padre. Il padre è un coglione. Il figlio assomiglia alla madre. L’altra figlia a nessuno dei due… forse adottata? Chi se ne frega.
Il padre mi sta sul cazzo, è per questo che ho fatto mettere Samu dalla sua parte. Samu non si è spostato dall’attimo che gli ho ordinato di stare a cuccia. E’ il mio migliore amico, l’ho cresciuto sin da quando era un cucciolo. E’ un dobermann di quelli cattivi. E’ il mio cane. Ora è fermo con le orecchie tirate all’insù a fissare quel coglione. Samu ha già fatto un bel po’ di danni. Ha morso una gamba al coglione quando ha cercato di colpirmi con la mazza da baseball del figlio. Puttana ladra di un coglione. Eravamo appena entrati in questa villa passando da una finestra, che quello stronzo sentendo dei rumori accese la luce per sorprenderci. Ha mandato a puttane il mio piano. Il mio Samu invece ha mandato a puttane la sua gamba. Cazzo che ridere a vedergliela maciullare. Certo, le urla del padre hanno svegliato il resto di questa famiglia, ma lo spettacolo me lo sono goduto.
Non sarebbe servita manco la mia pistola per farli cagare addosso, ma non potevo non sfoderarla e minacciare di uccidere uno dei figli se non si fossero messi tutti seduti e in silenzio su quel divano di merda che hanno in salotto.
Sono tutti e quattro di fronte a me. Io me ne sto seduto su una sedia, di fronte alla ex-felice famiglia. Il mio Samu è alla mia destra, molto vicino allo stronzo.
Nessuno ha detto una sola parola. Nella casa il silenzio, un innaturale silenzio, ha smorzato quei 5 minuti di baccano che un’ora fa avrebbero svegliato un morto. Io non sono scemo però. Non è stata casuale la scelta di questa famiglia e di questa casa… soprattutto oggi che i loro vicini non ci sono.
Vorrei precisare una cosa, ovviamente lo farò nella mia testa, inutile dare spiegazione a questi 4 borghesucci arricchiti: Io non sono pazzo. Ho letto vari libri sui serial killer e so benissimo che nessuno si valuta pazzo e bla, bla, bla… ma io so di non essere pazzo. Il Signore non sceglierebbe mai un pazzo per affidargli la sua missione. Non avrebbe scelto me per questa grande missione di bene. Io non sono cattivo, sono una sorta di angelo sterminatore che opera alle dipendenze dell’Altissimo, da quando mi è apparso in sogno e spiegato i particolari della mia nuova vita. Il Signore mi ha parlato, mi ha ordinato di salvare più uomini possibili, prima della fine del mondo. Salvarli significa ucciderli. Devo uccidere più gente che posso affinché riescano salvarsi e più dolore arreco loro, maggiore è la felicità che avranno nel regno dei cieli. Semplice. Semplicissimo. Non sono un pazzo, no, no, no. Sono molto più buono di quanto dovrei esserlo. Quando decido di “salvare” una famiglia, se ci sono dei giovani, cerco di agire in fretta, una morte rapida, anche se così facendo non li aiuto nell’aldilà, però evito loro qualche dolorino in più nell’aldiquà.
Questa volta invece, a causa di quel coglione del padre, ho deciso di renderli mooooooolto felici in paradiso. Li voglio proprio aiutare a suon di dolore. Se lo meritano, lui perché è un coglione assurdo, la moglie perché se l’è sposato e i figli perché da grandi sarebbero diventati certamente come al padre… forse la figlia no… la figlia non assomiglia a nessuno dei due… forse adottata? Chi se ne frega.
Ok, 60 minuti di silenzio per riordinare le idee sono più che sufficienti, inizia lo show.
Guardo negli occhi la moglie. Lei ha una smorfia come se iniziasse nuovamente a piangere, se avesse ancora lacrime ma non ne ha, e con la bocca mi sussurra senza voce “ti prego, lasciaci stare”.
Scoppio a ridere. Ma come, una bella signora di 45 anni che lavora come professoressa di inglese in un liceo arriva a pregare uno sconosciuto come me in quel modo? Almeno dimmelo in inglese!!
Penso a come fare per portarli alla disperazione più nera.
Trovato.
“Signora professoressa, sfili gli jeans a suo figlio e gli succhi il cazzo di fronte al resto della sua famiglia”, sbotto mirando con il mio braccio armato sulla testa della figlia femmina. Smorzo sul nascere ogni tentativo di farmi desistere, ordinando a Samu di mordere la mano del marito. Gli vengono staccati di netto 3 dita.
La moglie smette di lagnarsi e capisce che non scherzo. Non vuole vedere la testa di sua figlia spappolarsi dopo aver sentito “booom-booom”.
Vedo la madre scusarsi col marito per quello che sta per fare. Vedo il marito piangere dal dolore e tenersi la mano distrutta pressata sul proprio petto. Vedo gli occhi della figlia diciottenne, fissare le mani della madre che tirano fuori il cazzo di suo fratello.
Nicola ha 19 anni, un anno di più della sorella. E’ un ragazzo semplice ed ha già avuto i suoi rapporti sessuali, anche se non è mai riuscito a far innamorare veramente una femmina. Di sicuro la bocca che ora lo sta succhiando lo ama. Certo, non sarà un amore passionale come da innamorati, ma la madre lo ama di sicuro… almeno spero per lui, altrimenti che cazzo di famiglia sarebbe?
Il padre dopo una decina di minuti, smette di lagnarsi e una strana forma di invidia lo rianima. Suo figlio ha un cazzo più grosso del suo. Non lo aveva mai sospettato. Michela invece lo sapeva. La professoressa Michela, aveva visto per sbaglio suo figlio cambiarsi un paio di mesi prima. Aveva subito notato come l’uccello di Nicola fosse più lungo di quello del marito. Ormai però, la lussuria l’aveva abbandonata da almeno 10 anni, dopo 24 anni di matrimonio e di piattume totale. Sempre più spesso aveva avuto rimpianti. “Non dovevo sposarmi”, si diceva… e ora eccola là, in ginocchio davanti a suo figlio ad assaporarsi il cazzo.
“Ora basta, staccagli il cazzo con un morso e sputalo verso Samu”, le dico mentre mi alzo dalla sedia per godermi meglio lo spettacolo.
“No, la prego no, la scongiuro ma questo no, nooooo”, inizia a gridarmi la madre.
“Ma allora non ci siamo capiti?” e dicendo questo prendo la figlia per i capelli e le infilo in bocca 5 cioccolatini, che stavano nel piattino d’argento sul tavolo del salotto, con tutta la carta. “Ora inghiottili prima che sparo in testa a tuo padre” e detto questo la vidi quasi soffocare cercando di deglutire. La madre mi implorò con gli occhi di salvare sua figlia. Aveva afferrato ancora di più il concetto che “io non scherzo”.
Colpisco con una ginocchiata lo stomaco della figlia e le faccio sputare 4 dei 5 cioccolatini.
Però… uno è riuscito ad ingoiarlo per davvero. Mi stupisco, forte la figlia. Guardo la madre. Tutta la scena sarà durata manco 3 minuti, durante i quali Nicola non ha smesso neanche un attimo di gridare a squarcia gola. Ma che gusto c’è a gridare dal terrore, quando avrebbe gridato di lì a poco dal dolore? Ed ecco la madre scusarsi col figlio, prima di staccargli il glande e tirarlo verso il mio cane. Peccato però, avrei preferito vedergli mozzare più cazzo. Ma l’uccello di Nicola, nonostante che con la fellatio della madre avesse assunto una bella dimensione, si era rimpicciolito ai minimi termini dopo la mia ultima minaccia. La madre più di quello non era riuscita a prendere con la bocca.
Il povero ragazzo era in preda ad un’emorragia senza tanto scampo. Aveva bisogno, come il padre tra l’altro, di un soccorso.
“Dolce famigliola, voi avete bisogno di chiamare l’ambulanza, sempre se non ve ne siate accorti, state nella merda.”, quasi le canto queste parole, tanto sono eccitato dalla situazione.
Manco ascolto le varie suppliche delle due femmine “la scongiuriamo, ci lasci libere, ci permetta di chiamare soccorsi, non parleremo, non descriveremo a nessuno il suo aspetto, ma ci lasci chiamare un’ambulanza”…
“Ok”, dico io “vi lascerò chiamare soccorsi, solo a queste condizioni: Professoressa, lei deve riuscire ad infilarsi l’intero braccio di suo marito, quello con la mano senza delle dita, nel culo.”, e guardando la figlia “tu invece devi farti scopare in figa da Samu”. Avete 7 minuti di tempo, oltre i quali se non lo avete fatto, brucio vivi due di voi e lego un cadavere per uno sul corpo dei superstiti”.
Rimarcando la cosa dei 7 minuti, accendo la televisione del salotto (Sony Trinitron Wega, 32 pollici, schermo piatto verticale ed orizzontale) e faccio apparire l’orologio in basso a destra. “Ecco, fra 7 minuti, se non vedo quello che vi ho chiesto, sarò costretto ad agire, se ci riuscite me ne vado all’istante. 7 minuti per la vita o la morte, tutto dipende da voi signore”.
Nei primi 30 secondi le due femmine si guardano in viso e poi si abbracciano. Fanno una tale lagna assieme, tra singhiozzi e parole senza senso, che mi costringono ad alzare il volume della televisione. In TV c’è una telepromozione di materassi. Il venditore rimarca l’ergonomicità e la presenza delle doghe in legno, quando la madre chiede alla figlia se è vergine. “Mamma, sì lo sono, io e Franco non l’abbiamo ancora fatto”, le risponde la ragazza.
La madre facendosi un segno della croce le suggerisce “Infilati due dita nella figa e cerca di rompere l’imene da sola, altrimenti sentirai dolore se lo lasci fare al cane. Fai come ti dice la tua mamma, Clarissa”.
In televisione mi propongono l’offerta con 4 cuscini e il copripiumone mentre Clarissa si spoglia e Michela avvolge con del domopak il braccio ferito del marito, dopo avergli tirato su la manica della camicia. Guardo Samu e gli sorrido “Oggi ti faccio scopare una diciottenne, poi non abbaiarmi che non ti faccio mai un regalo”, penso.
Sono passati 3 minuti.
Ho quasi voglia di comprarmi un materasso, se lo faccio entro due ore mi regalano anche una televisione e un pallone di cuoio.
Decido di sedermi quando vedo la professoressa Michela sfilarsi i pantaloni e le mutandine… però… non si direbbe una di 44 anni… Ha una bella figa curata, peli morbidi e neri tagliati solo ai lati. Dopo aver cosparso con dell’olio extravergine d’oliva il braccio incelophanato del marito, se ne fa scendere anche un po’ tra le chiappe. Sta in piedi, ma con la schiena piegata per far sporgere il più possibile il suo culo. Il coglione del marito ha perso i sensi da almeno 10 minuti, non percepisce neanche la moglie mentre questa gli afferra il polso.
Eccola, ha iniziato ad infilare la mano del marito. Per ora nulla di doloroso, al marito è rimasto solo l’anulare e il mignolo.
Clarissa invece è lenta… si è appena sverginata masturbandosi, secondo me non ce la fa. A quell’età sono già tutte troie, doveva capitarmi proprio la vergine a me. Vabbè, cazzi loro.
Samu sotto mio ordine si è sdraiato a zampe all’aria, quando la ragazza inizia a masturbargli il cazzo. “Brava bambina mia, continua così, masturba il cane per indurirgli il pene e poi cerca di metterti a pecorina. Svelta amore, mancano solo 2 minuti”, le grida la madre.
Sento il suono della carne che si lacera. Sono le pareti dell’ano della professoressa. Un fiume di sangue le scivola lungo le cosce mentre è riuscita a spingersi dentro la mano del coglione con tutto il polso. Si è messa in bocca un sopramobile in caucciù, per non urlare, tenendolo serrato con i denti. Ha fatto stendere il marito sul divano, piegandogli il braccio lungo il gomito affinché possa essere rivolto verso l’altro, e si sta facendo impalare un po’ alla volta. Piano piano ma con costanza. A meno di 30 secondi ha introdotto almeno 25cm di braccio.
Sua figlia, sta seguendo i suggerimenti della madre, ma è lenta. Si è messa solo ora a 4 zampe. Samu invece di montarla le sta leccando il sangue che sgorga dalla fighetta. Nulla a che vedere con il lago che sta ai piedi della madre.
Michela ha assunto un colore quasi cadaverico, ma la rianimo io iniziando il conto alla rovescia.
-10
-9
-8
La professoressa chiude gli occhi e si lascia cadere di peso sul braccio del marito. L’intero arto le entra dentro tutto di colpo, ed un urlo riecheggia per la casa.
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Lei ce l’ha fatta, ma la figlia ce la farà?
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Samu inizia a montarla, infila il suo cazzo.
-3
Ce l’hanno fatta, quasi non ci credo…
-2
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Aspetta un attimo, ma Samu la sta inculando, non la sta scopando in figa.
0
Bam, Bam, Bam. Sono di parola e non ce l’hanno fatta. Sparo sulla testa del marito e di Nicola. Michela e Clarissa non si rendono conto di aver perso metà famiglia, sono svenute dal dolore. Ho tutto il tempo per bruciare i corpi dei due maschi. Lego il figlio alla madre e il padre alla figlia.
Peccato però… mi accorgo dopo aver fatto tutto questo lavoro, che la professoressa è morta per emorragia.
Cazzo, se lo sapevo non sprecavo ben 5 minuti a legarla al figlio…
E’ rimasta solo la figlia… si rianima, mi guarda e mi urla: “Maledetto bastardo pazzo assassino, che tu possa crepare all’inferno”.
Spengo la televisione e sorridendole le dico “ma io l’ho fatto per voi, per rendervi felici nell’alto dei cieli”.
“Sei solo un pazzo assassino”, mi dice morendo di stenti.
“E’ solo un po’ stronzo”, le risponde il Signore in paradiso.

2 commenti »

  1. Tra tutti è decisamente il mio racconto preferito (chissà perchè).

    Commento di Salamandra — giugno 12, 2008 @ 3:10 PM | Rispondi

  2. A me “Famiglia Percioni” mi fa ridere … 🙂

    Commento di Lady CDS — giugno 13, 2008 @ 10:49 am | Rispondi


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